In una scena diventata leggendaria si fronteggiano due uomini diversissimi:
il filosofo cinico Diogene e Alessandro Magno.
Ma chi dei due è il vero re?
Riscoprire il dissacrante messaggio dell’antica filosofia cinica.
Una filosofia che ancora oggi può coinvolgerci.
Le questioni che i Cinici pongono restano aperte:
privato e pubblico sono due ambiti separati?
in che rapporto siamo con i nostri desideri?
in che consiste la dipendenza?
l’eros è davvero così importante?
le convenzioni sociali vanno rispettate?
gli uomini sono differenti dagli animali?
la ricchezza è preferibile alla povertà?
Insomma, l’autosufficienza è una pratica possibile?
A che cosa si riferiscono l’immagine che avete appena visto e tutta questa bella sfilza di brucianti domande?
Ecco, il 7 marzo 2014 ho tenuto a Padova una comunicazione dal titolo I filosofi cinici e il mito dell’autosufficienza. Non volevo fare la solita conferenza per un pubblico solo di esperti di filosofia, ma desideravo che all’incontro partecipassero anche non-filosofi e così pure persone non necessariamente molto acculturate. Invece di mettere il solito avviso nei giornali locali, ho preferito lasciare in qualche bar e in qualche negozio alcune locandine (con l’immagine, che avete appena visto, che evoca l’incontro tra Diogene e Alessandro) e così pure dei foglietti (che contenevano un brevissimo commento dell’incontro e le questioni che avete appena letto), il tutto sperando che a qualcuno venisse la voglia di venire a vedere di che si trattava. Avevo scelto la simpatica libreria Pangea di Padova come sede dell’incontro.
Poteva benissimo essere un flop, invece un sacco di gente si incuriosì e partecipò con vivacità. Alcuni giorni dopo, il 20 e il 21 marzo, ho tenuto due impegnativi incontri presso l’Università di Trieste sul medesimo tema, approfondendolo e ampliandolo. Anche a Trieste l’argomento Cinici suscitò parecchio interesse negli studenti che parteciparono all’iniziativa. In tutti questi casi venni registrata e molte persone – sia tra quelle che erano state presenti agli incontri ma anche tra chi non aveva potuto esserci – mi sollecitarono a scrivere un saggio. Invece di farlo, visto che quanto a saggi filosofici avevo già dato, ho preferito trascrivere la prima comunicazione, quella di Padova, che si rivolgeva ad un pubblico più vasto, preoccupandomi di non farne sparire il carattere orale decisamente colloquiale e talora persino gergale. Mi si suggerì poi l’idea di aprire un sito, magari molto spartano, e di metterci, tanto per cominciare, il testo trascritto dell’incontro. Ed eccomi qua.
Perciò, se volete saperne di più a proposito de I filosofi cinici e il mito dell’autosufficienza, cliccate su TESTI e – ve lo assicuro sul mio onore – non sarà una cosa barbosa.
Se poi vi verrà il desiderio di dire la vostra sui Cinici, lasciate un breve commento qui oppure scrivete su CONTATTI
molto interessante
Ho letto con interesse il testo relativo ai filosofi cinici, anche in quanto non sapevo esistesse questo tipo di filosofia. Dopo la lettura, la domanda che mi sono posto è la seguente: ma il cinismo di Diogene è un “valore” per l’uomo al pari ad esempio della lungimiranza, dell’altruismo, della socialità o dell’ambizione? In altre parole essere cinico aiuta il progresso della umanità? La mia impressione è che il “solo cinismo” non aiuterebbe il progresso, ma una “certa dose” di cinismo assieme a qualcuna delle sopracitate virtù sarebbe molto utile. A me sembra che il cinismo sia utile se lo si considera come un “mezzo” e non come un “fine”. Esso può essere uno “scudo” molto utile in determinate circostanze (la botte di Diogene sembra in effetti uno scudo), può essere anche il mezzo adatto per guardare alla essenza più intima dei nostri problemi quotidiani (la lanterna di Diogene sembra una luce con cui lui ricerca la verità vera in ciò che lo circonda). Però il solo spirito cinismo, se non affiancato ad altre virtù, sarebbe una regressione per l’uomo, come il sale che è un fantastico condimento sulle vivande, ma da solo provoca solo disgusto in chi lo prova.