Faccetta di gomma

– No, guardi che io sto parlando sul serio: le consiglio di andare da uno psichiatra. Dorme bene?
– Dormo pochissimo e male. Però è normale che lei mi veda un po’ in agitazione: ho un fratello con la leucemia acuta e gli faccio compagnia tutti i giorni in day hospital…
– A maggior ragione! I caregivers di malati gravi sono sempre sull’orlo del collasso e non ce la possono fare da soli.
Ripeto: lei ha bisogno di uno specialista che la segua e che le prescriva gocce di ipnotici e pastiglie di ansiolitici.
– Odio la chimica. E poi prendo già abbastanza farmaci per la pressione, la tiroide e il glaucoma: mi pare che basti!
Mi rinnovi, per favore, queste tre prescrizioni di routine, altrimenti vado in farmacia e mi arrangio in qualche modo.
– Ecco le ricette. Ma mi ascolti: lei necessita di aiuto. Torni tra una settimana. Ho già fissato l’appuntamento con le segretarie.

Ma, accidenti! Vengo dal medico di base solo quando proprio non posso farne a meno e chi ci trovo? Un sostituto! Un ragazzetto saccente, uno con una faccetta di gomma che sembra che stia facendo ancora il liceo.
Ma chi si crede di essere?
Col cavolo che vado da uno psichiatra!
Mica mi fido degli psichiatri! Sono più matti dei matti!
E poi col cavolo che mi impasticco!
Il fegato non me lo vado ad intossicare con quella robaccia! Meglio tenerselo sano per un buon Martini, quando serve.
D’accordo, è da una vita che un bel sonno ristoratore non so proprio cosa sia, ma preferisco leggere un romanzo dietro l’altro nel cuore della notte oppure gustarmi un bel drink all’ora dell’aperitivo… anche se ormai ho dovuto darci un taglio, con tutte le levatacce che mi becco quasi ogni mattina.
Ecco che suona il cellulare. Oddio no! Lui no! Lui è uno col pollice nero, scommetto che mi cerca perché gli garba parecchio fare il buon Samaritano: che palle! Però bisogna che gli risponda, ho già rifiutato tre volte una sua chiamata, altrimenti poi mi bombarda con una serie di messaggi accorati.

– Pronto, come stai?
– Sto come sto.
– Vai tutti i giorni in ospedale?
– Ovvio.
– E tuo fratello sta meglio?
– No. Preferirei parlare d’altro.
– Ma tu, tu come ti senti? Riesci a riposarti?
– Resisto.
– Guarda che puoi crollare da un momento all’altro: sono troppi mesi che non hai tregua. Perché non cerchi aiuto?
– E non ti ci mettere pure tu!
– In che senso?
(Gli racconto dei consigli non richiesti di faccetta di gomma e di quello che ne penso).
– Invece, sbagli! Se proprio non ti va di andare da uno psichiatra, potresti frequentare gruppi di parenti di malati terminali. Posso procurarti un numero di chi organizza…
– Non se ne parla proprio!
– E perché? Pensa che sostegno per te confrontarti con chi vive la tua stessa situazione…
– Sai che sfiga! E poi mi sembrerebbe di partecipare ad una riunione di alcolisti anonimi.
– Sei sempre sprezzante!
– Più che altro ho il senso del grottesco…
– Il “senso del grottesco”?! Ma lo sai da dove ti vien fuori tutto questo tuo “senso del grottesco”, come lo chiami tu? Dal tuo enorme narcisismo!
– OK, sono fottutamente narcisista! E allora?!
– Certo che con te non si può parlare!
– Adios!

Forse ho esagerato col tono da schiaffi, ma almeno per un bel pezzo non mi telefonerà più.
Si spera.
Se mi lasciassero tutti un po’ in pace!
I farmaci indispensabili adesso li ho e col cavolo che torno da faccetta di gomma, cosa ci andrei a fare?
No, invece, ci ho ripensato: ci andrò.

– Buongiorno, dottore!
– Che bel sorriso! La vedo molto meglio dell’altra volta. Ha ascoltato il mio consiglio? Ha preso contatto con uno psichiatra?
– No, dottore, la vita è piena di dolore e ho imparato a farmene una ragione. Non si preoccupi per me.
– Oggi in effetti ha una faccia bella serena: complimenti!

Ci è cascato come un salame, il dottorino! Oggi invece ho il morale proprio sotto terra. Avrei voglia di buttarmi sotto un treno, se avessi una pistola mi sparerei… però pensare a come ho infinocchiato faccetta di gomma mi mette allegria.
Beh, se non altro so recitare che è una meraviglia!
Per festeggiare, quasi quasi vado a farmi un buon bicchiere.
Uno solo.