ossia correzioni e precisazioni alle News del mese scorso
In settembre vi avevo raccontato di una singolare “conferenza” appenninico-omerica: ecco il video. Nella foga del momento, anche nel titanico sforzo di non far mai scemare l’attenzione del mio non facile pubblico, parlando sempre a braccio, mi sono sfuggite varie imprecisioni, alcune quasi trascurabili, altre per nulla scusabili, cui ora cerco di porre rimedio:
– La spassosa Odissea semiseria fu messa in scena, nell’aia della Casa Nova, nel 2005. Il video fu purtroppo perduto, ne restano solo delle foto, dei fotomontaggi e l’audio (ahimè alquanto disturbato) delle voci recitanti (per lo più nell’arcaico dialetto boscaiolo), durante le prove. La pièce tuttavia compare nella sua interezza e dura circa 10 minuti. Per la cronaca, a Setteponti un tempo c’era una casa di malaffare. Insomma, se volete farvi un’idea di questa farsa, cliccate qui
– Ebbi poi modo di visitare Pian degli Ontani, non già paese natale di Beatrice Bugelli, bensì luogo da lei assiduamente frequentato. Colà vi invito a scoprire, come ho fatto io, le ancor vive testimonianze dell’attività di improvvisazione della pastora poetante.
– Quanto alla lettura silenziosa, non ebbi tempo di parlare del celebre incontro tra Sant’Agostino e Sant’Ambrogio avvenuto nel 384 e narrato circa vent’anni dopo nelle Confessioni (V, 3, 3); rimando perciò al mio: L’occhio del silenzio (ultima ed. Padova, Esedra, 1997; ne esiste anche una trad. in francese: L’oeil du silence, Eloge de la lecture, avec un dessin et une présentation de Pierre Klossowski, Lagrasse, Verdier, 1989).
– Mi scuso per aver definito “un posto incivile” la Serbia negli anni ‘30: volevo solo rendere omaggio al senso dell’avventura del grande Milman Parry, che fece le sue ricerche nell’attuale Kossovo.
– Milman Parry morì per un incidente di caccia e non di golf; quanto a suo figlio, Adam Parry, non morì trentenne come il padre, bensì quarantenne: comunque prematuramente e perì a causa, pure lui, di un incidente, di moto, credo.
– Non so come mi son lasciata sfuggire una grande sciocchezza su Aleksandr Romanovič Lurjia (anche se non l’ho nominato esplicitamente), fuorviata dal suo cognome ebraico. Ebbene, non fu mai perseguitato in quanto ebreo, anzi ebbe un ruolo di spicco come scienziato in Unione Sovietica, dapprima come studioso di psicologia poi di neurochirurgia. Semplicemente i risultati delle sue due spedizioni nelle più remote regioni dell’Uzbekistan (nel 1931 e nel 1932) furono pubblicati solo nel 1974. La trad. it. del libro che ripropone tali ricerche sul campo – lettura a tutt’oggi molto interessante – è: La storia sociale dei processi cognitivi, Firenze, Giunti Barbera, 1976.
– Scaturigine di tutte le mie riflessioni sul rapporto tra oralità e scrittura sono stati non solo gli studi di E.A. Havelock ma soprattutto quelli del geniale Walter Ong, che non nominai ma che avevo sempre presenti mentre parlavo.
– Per concludere, alcune doverosissime precisazioni omeriche. Non è Atena a rimproverare Diomede che non deve permettersi di sentirsi pari agli dei, bensì Apollo (Iliade, V, 440-442). Inoltre Ulisse non racconta ai Feaci propriamente delle menzogne sulla sua identità, semplicemente preferisce glissare e omettere alcune informazioni (Odissea, VII, 241-297). Bugie belle grosse le racconta, invece, ad Atena, sotto le sembianze d’un bel pastorello (Od. XIII, 252-286), e a Penelope (Od. XIX, 165-203).